IL GIORNALE DELLA MUSICA
FLORIO RISCOPRE VENEZIANO

Antonio Florio organizzatore Cappella Neapolitana comune Napoli A Napoli con la Cappella Neapolitana Lui è Antonio Florio, nato a Bari, docente a San Pietro a Majella di stile e repertorio barocco, dal 1987 alla guida e scoperta della musica napoletana XVII-XVIII secolo, braccio morbido, ampio, coinvolgente. L'altro è Gaetano Veneziano, di un soffio più lontano - Bisceglie classe 1656, allievo prediletto di Francesco Provenzale a Napoli, maestro della Real Cappella tra il 1704-08, prolifico compositore per le tante festività religiose dell'allora capitale, moderno al suo tempo, abile nel contrappunto, ricercato nelle tonalità e nel continuo. La novità di questo concerto nell’Auditorium di Castel Sant’Elmo per l'Associazione Alessandro Scarlatti è averli ascoltati intrecciati, in un debutto della Passione Secondo Giovanni (c. 1685) diverso da tanti altri, per un pubblico napoletano, seppur troppo esiguo per numero, toccato sul vivo della propria storia musicale, sociale, religiosa. Questa settimana santa diventa quasi un pretesto. Crediamo superfluo scendere nei dettagli dell'immenso merito acquisito da Florio e dai suoi musicisti collaboratori nell'interpretazione del lascito di tanta scuola napoletana. Significativo è il suono. La creazione di una sonorità fluida di fondo, senza spigoli, filologica ed impeccabile. Si ruba, si danza, salti agli attacchi, poi tinte diverse per passaggi a contrasti di atmosfere più cupe e maliose e pause come silenzi. Quanta arte in questa musica da chiesa: bella, fresca. Sul palco insieme al nuovo ensemble Cappella Neapolitana di Antonio Florio, il coro del Collegio Ghislieri di Pavia, guidato da Giulio Prandi, solenne nei brevi interventi, anticato nello stile. Intrecciato nella polifonia l'Evangelista Raffaele Pe, che voce soave da controtenore, dal talento estroso e ricca musicalità, regge quasi tutto lui con una perfetta dizione del latino, sempre attento nelle note cadenzate, appoggiate. Pe interpreta il flagellavit in modo mesto, all'apice della Passione con sublime impasto timbrico. Voci ipnotizzanti invece per Cristo, il tenore Luca Cervoni, e Pilato il basso Marco Bussi. Cantano passionali e drammatici dall'inizio alla fine. Pilato è spesso freddo e lapidale (quod scripsi, scripsi). Tutto respira bene, dai recitativi accompagnati, toni da monologo dell'Evangelista già fin troppo drammatici, ai più malinconici passaggi (ecce mater tua). Determinante, insieme al continuo ricco con due tiorbe Franco Pavan e Paola Ventrella, il violoncello di Adriano Fazio, molto comunicativo, passando da ritmi più serrati con focosi fortissimi e accelerando a più leggeri fraseggi. Con direzione curatissima - tutto infonde serenità e sicurezza - ma che pathos quel crescendo misurato su Jesus Nazarenus Rex Judaeorum che poi svanisce, Florio dissacra quasi la retorica ecclesiastica della partitura, mira all'elegante ed allo smerigliato. Sanguigno addirittura, anni luce lontano da interpretazioni storiche dello più smaliziato Alessandro Scarlatti che pure di Passio se ne intendeva. Salvatore Morra
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